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Ghiacciaio della Fradusta, l’inizio della fine

Pale di San Martino

Notizia

Il ghiacciaio della Fradusta, posto sulle Pale di San Martino a quota 2.600 metri, un tempo occupava il secondo posto nella classifica dei ghiacciai più grandi delle Dolomiti dopo la Marmolada: era il 1869 quando il famoso alpinista Paul Grohmann raccontava di meravigliosi mantelli di ghiaccio adagiati sulle cime delle montagne. La situazione da quei tempi è estremamente cambiata: la superficie del ghiacciaio si è ridotta da 260 ettari all’inizio del ‘900 a meno di 7 ettari oggi.


Ma come è stato possibile una riduzione così “drastica” del volume del ghiacciaio della Fradusta? Complice il riscaldamento globale innanzitutto. Agli inizi del XX secolo si era in piena rivoluzione industriale: la continua emissione di gas tossici nell’atmosfera non ha certo giovato al ghiacciaio, che dagli anni ’50 ha subito una costante regressione fino ad arrivare alla dimensione attuale.

La caldissima estate del 2003 ha segnato l’inizio dell’agonia del ghiacciaio delle Pale di San Martino Patrimonio Unesco, quando questo si spezzò in due: gli esperti capirono allora che la sua fine era ormai prossima. Nel 2009 dichiararono che esso si sarebbe “estinto” entro il 2015, ma pochi anni, anche se nevosi, non hanno fatto altro che prolungarne la sofferenza.


Così gli esperti lanciano un avvertimento: “Andate a vederlo finché siete in tempo”. Quasi come una presa in giro, poco distante si trova una buca dell’altopiano chiamata “Busa di Manna” dove è stata registrata la temperatura più bassa d’Italia: 49,6 gradi centigradi sotto zero. Come però spiega Giampaolo Rizzonelli di Meteo Levico Terme, questo aumento è inutile perché si verifica solo in notti serene con particolari condizioni di vento e pressione.


Se il ghiacciaio della Fradusta è in pericolo anche tutti gli altri ghiacciai delle Dolomiti lo sono. Quindi è da sfruttare al massimo e al meglio il tempo che resta e godere della visione di questi ghiacciai il più possibile.

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